Industrie e Covid: come garantire la sicurezza dei lavoratori?

L’emergenza da Covid-19 sta obbligando molti imprenditori a ripensare in maniera radicale l’organizzazione dei luoghi di lavoro. Uno dei punti più critici è l’adeguamento del sistema d’areazione: le linee guida OMS, infatti, consigliano un’immissione continua di aria dall’esterno, evitando i ristagni e il ricircolo d’aria.

Purtroppo, molti impianti di climatizzazione industriale non consentono tale immissione di aria esterna, o quantomeno non in maniera rilevante: in questo articolo, segnaleremo alcune alternative interessanti per ovviare al problema.

Sistemi d’areazione e climatizzazione: le opzioni più sicure

In linea generale, la salubrità dell’aria può essere ottenuta in due modi: il primo è con l’utilizzo di sistemi di filtrazione di ultima generazione; il secondo è con l’utilizzo di sistemi di aerazione che garantiscano una continua immissione di aria dall’esterno.

Come è semplice intuire, l’installazione di filtri – per quanto ultra performanti e di ultima generazione – pone di fronte ad alcuni problemi notevoli. Primo su tutti, il costo: inserire dei filtri di questo tipo in un impianto preesistente non è semplice, e potrebbe richiedere investimenti rilevanti. Inoltre, tali sistemi di filtrazione, per poter mantenere la propria efficienza continuando a garantire una perfetta pulizia dell’aria, hanno bisogno di frequenti manutenzioni e sostituzioni.

Basta pensarci: far passare il flusso d’aria climatizzato attraverso dei filtri saturi di particelle inquinanti, avrà come unico risultato un peggioramento della qualità dell’aria. Anche per quel che riguarda il coronavirus, un passaggio attraverso filtri già saturi è un pericolo notevole: le particelle virali continuerebbero ad accumularsi progressivamente, aumentando sempre più la loro concentrazione nell’aria.

Un’opzione intelligente: aria pulita dall’esterno con il raffrescatore industriale

Per evitare ristagni prolungati d’aria, e un conseguente aumento della concentrazione di particelle virali in aria nel caso in cui sia malauguratamente presente un infetto sul luogo di lavoro, c’è quindi un’unica soluzione: la continua immissione di aria pulita dall’esterno. In estate questo potrebbe essere un problema, soprattutto nei luoghi di lavoro in cui i macchinari sviluppano notevoli quantità di calore.

Fortunatamente, una tecnologia di ultima generazione può venire in aiuto degli imprenditori. Stiamo parlando dei raffrescatori industriali: dispositivi che per rinfrescare l’aria si basano su un principio tanto semplice quanto efficace, quello dell’evaporazione. Ogni raffrescatore industriale è studiato per aumentare l’efficienza del calo termico causato dall’evaporazione dell’acqua, tramite sofisticati sistemi di celle che aumentano la superficie utile dello strumento.

Questi dispositivi permettono di rendere più gradevole la temperatura dell’ambiente di lavoro: a condizioni ottimali, ossia con una temperatura esterna di circa 35 gradi con un’umidità del 20%, l’aria immessa dal raffrescatore avrà una temperatura di circa 20 gradi. All’aumentare dell’umidità dell’aria esterna il potere refrigerante subirà un’ovvia diminuzione.

Il funzionamento di base è davvero semplice: con una pompa dell’aria il raffrescatore assorbirà l’aria esterna, convogliandola all’interno dello scambiatore e aumentandone l’umidità. Rispetto ai tradizionali sistemi di refrigerazione, dunque, un raffrescatore avrà consumi elettrici davvero irrisori.

E, fattore ancora più importante in questo particolare periodo storico, questo sistema permetterà di immettere in continuazione nell’ambiente di lavoro aria dall’esterno, senza ricircoli né filtri da mantenere: si tratta di un’alternativa sostenibile, economica e sicura per garantire la salubrità e la freschezza dell’aria sul luogo di lavoro.