La modifica delle credenze errate nella psicoterapia individuale

Negli articoli che trattano di psicoterapia individuale in ambito cognitivo-comportamentale, troviamo spesso che parte del lavoro con la psicologa consiste nella modifica di schemi comportamentali e credenze “disfunzionali”.

Ma cosa significa e in cosa consiste la non-funzionalità di certi pensieri?

Sebbene la religione, la cultura, l’istruzione, la legge e in sostanza il mondo che ci circonda tendono a creare in noi un’idea di cosa sia giusto e sbagliato, buono o cattivo, nessun pensiero di per sé potrebbe essere negativo, a meno che non comporti dolore fisico o emotivo al prossimo.

Quel che porta normalmente una persona a decidere di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale è che questi pensieri diventano un problema, che rendono davvero difficile la normale quotidianità della persona.

Per fare un esempio: se l’ansia non mi permette di dormire, difficilmente riuscirò a dare il meglio di me stesso sul lavoro o con gli affetti; altresì, se sono ossessionato dall’ordine e dalla pulizia e passo nove ore al giorno a pulire casa, difficilmente avrò tempo per una passione o una serata con gli amici.

Quindi, queste credenze risultano disfunzionali quando ci suggeriscono una realtà non supportata dai fatti, sono continue e insistenti e provocano sofferenza alla persona, finendo per coinvolgere anche chi la circonda.

Le Distorsioni cognitive

Secondo lo psicoterapeuta e psichiatra Aaron T. Beck, gli schemi di pensiero disfunzionale sarebbero dovuti a distorsioni cognitive, ovvero a errori procedurali che intercorrono durante la fase di valutazione di un pensiero o una situazione.

Possiamo credere (per esempio) che una persona ce l’abbia con noi e quindi non aver voglia di incontrarla o di trovarsi insieme tra amici comuni, mantenendo un atteggiamento negativo a prescindere, senza però aver mai parlato con quella persona e appurato la sua opinione nei nostri confronti.

Tutto ciò non avviene in modo del tutto razionale, ma principalmente in maniera automatica.

 Alcuni esempi di distorsioni cognitive

L’esempio citato poc’anzi fa parte di una distorsione cognitiva piuttosto comune detta inferenza arbitraria, che porta la persona a trarre conclusioni proprie rispetto a situazioni (o a giudizi su persone) senza alcuna spiegazione o dimostrazione riguardo quanto sostenuto. Beck la individua come una tra le più comuni distorsioni, insieme a:

  • Astrazione selettiva, ovvero la tendenza a dare particolare peso ad alcuni aspetti ignorandone volutamente altri (di solito evidenza considerazioni negative rispetto a quelle positive);
  • Supergeneralizzazione, che risulta anche un’arma molto usata in politica: è la tendenza a giungere a conclusioni generali partendo da un evento specifico (quel politico ha rubato, tutti i militanti di quel partito sono ladri);
  • Pensiero dicotomico: qualcosa/qualcuno è bello o brutto, buono o cattivo, senza vie di mezzo che tengano conto delle variabili di una situazione nello specifico;
  • Esagerazione del pensiero, ovvero l’ingigantire o il minimizzare (a seconda di cosa faccia più “comodo”) una situazione.

 Se ci si riconosce in alcuni di questi automatismi non c’è alcun bisogno di preoccuparsi, come dicevamo all’inizio dell’articolo, non tutte le credenze sono per forza errate, ma certo vanno “cucite” sulla situazione specifica.

 Il trattamento nella psicoterapia individuale

Modificare le credenze errate (disfunzionali) non è semplice: per prima cosa esse non avvengono in modo del tutto cosciente ma piuttosto automatico, per cui anche la persona che le mette in atto potrebbe non accorgersene.

In secondo luogo, i pensieri disfunzionali sono un’arma di autodifesa messa in atto dal nostro cervello, automatismi che ci tranquillizzano e ci aiutano a stare meglio con noi stessi in una determinata situazione, a discapito del buon funzionamento generale.

In un percorso di psicoterapia individuale, si mettono in atto strategie per contrastare queste credenze, ma questo sarebbe limitante: una buona parte del lavoro della psicologa consiste nell’individuare la causa scatenante di tali pensieri, che cosa ha creato queste disfunzioni.

Come sosteneva Aaron Beck, lo scopo della terapia è la ristrutturazione cognitiva della persona.