Il ricovero di un anziano in una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) rappresenta un momento cruciale nella vita di una famiglia: è un passaggio delicato, carico di emozioni contrastanti, che innesca un profondo cambiamento sia nella persona anziana che nei suoi cari.
Può, o forse deve, essere visto come un nuovo capitolo di vita, è vero: solo che lasciare la propria casa, con i suoi ricordi e le sue abitudini, per trasferirsi in una struttura assistenziale, che è a tutti gli effetti una vita di comunità, è un’esperienza che innesca una serie di reazioni emotive complesse, sentimenti di perdita, solitudine, paura e rabbia che possono affiorare anche con prepotenza.
L’anziano si trova a dover affrontare un nuovo ambiente, nuove regole e nuove relazioni, mettendo duramente alla prova la sua capacità di adattamento.
Le sfide dell’adattamento
La propria abitazione rappresenta un punto di riferimento affettivo e identitario, frutto di sacrifici e ricordi di vita, quindi lasciare casa significa rinunciare a una parte di sé e a un pezzo della propria storia: questo fa provare un profondo senso di disorientamento e ci si sente come un pesce fuor d’acqua.
Bisogna quindi andare incontro al peso della perdita e, allo stesso tempo, provare nuove relazioni e vivere con nuovi equilibri. La costruzione di nuove relazioni all’interno della RSA può essere difficile, soprattutto per chi è abituato a vivere in un ambiente familiare e protetto.
Indispensabile quindi che la struttura offra opportunità di socializzazione e di partecipazione ad attività comuni, per favorire l’integrazione e il benessere degli ospiti.
Il ruolo fondamentale della famiglia e il sostegno psicologico
La famiglia svolge un ruolo determinante nel sostenere l’anziano durante questo delicato passaggio, il suo coinvolgimento attivo nel processo di scelta della struttura, nella preparazione dell’anziano al trasferimento e nelle visite successive: importante per facilitare l’adattamento.
La decisione di ricoverare un anziano in una Residenza Sanitaria Assistenziale, per la famiglia è spesso una scelta complessa e carica di emozioni, dettata da una serie di fattori che vanno valutati caso per caso.
Questa scelta si fa perché le condizioni di salute dell’anziano si deteriorano al punto da richiedere cure mediche e assistenza continua, che non possono essere garantite a casa; oppure si nota una progressiva perdita di autonomia nelle attività quotidiane, come lavarsi, vestirsi, mangiare, che possono rendere difficile la gestione della persona in questione a casa, soprattutto se la famiglia non dispone del tempo o competenze necessarie.
Malattie come l’Alzheimer o il Parkinson richiedono cure specialistiche e un ambiente strutturato che solo una RSA può fornire. Se la famiglia non è in grado di fornire l’assistenza necessaria, sia per motivi lavorativi che per distanze geografiche, l’RSA può essere una soluzione per garantire a quella persona, le cure di cui ha bisogno.
Un’assistenza di qualità nelle case di cura e RSA
Un’assistenza di qualità non si limita alle cure mediche e infermieristiche. È molto importante che l’anziano si senta ascoltato, compreso e rispettato nelle sue esigenze: l’assistenza personalizzata, che tiene conto delle caratteristiche individuali di ogni ospite, è un elemento imprescindibile per garantire il benessere psicologico e fisico.
Dopotutto il ricovero in RSA rappresenta una sfida, ma può diventare sorprendentemente un’opportunità di crescita e di rinnovamento: un ambiente accogliente, un’assistenza personalizzata e un forte sostegno familiare possono fare la differenza nella qualità di vita dell’anziano.
La presenza di uno psicologo all’interno della RSA è di fondamentale importanza. Il professionista può aiutare l’anziano a elaborare le proprie emozioni, a costruire nuove relazioni e a ritrovare un senso di autonomia.
Attraverso interventi individuali e di gruppo, lo psicologo può migliorare l’autostima e la qualità della vita degli ospiti, la fiducia in sé stessi, soprattutto per quelli ancora autosufficienti.
Tutela dei diritti del malato
In caso di errori medici o di malasanità all’interno delle strutture dedite alle persone anziane (non solo per i non più autosufficienti), la persona che subisce e la sua famiglia hanno diritto a rivolgersi al tribunale del malato -o tribunale per i diritti del malato-.
Si parla di malasanità quando si verificano errori diagnostici, terapeutici, omissivi o legati all’organizzazione della struttura sanitaria, che causano danni alla salute del paziente.
Esistono inoltre numerose organizzazioni che possono fornire assistenza legale e psicologica: un’associazione risarcimento salute specializzate in casi di malasanità accompagna il paziente e i suoi familiari durante tutto il percorso legale, e non solo.
Oltre al danno fisico infatti, un evento di malasanità può causare un profondo disagio psicologico: diventa importante che la vittima e i suoi familiari ricevano il supporto necessario per superare questo trauma.
Non sarebbe sbagliato quindi conoscere i propri diritti a priori e non esitare a chiedere aiuto, anche rivolgendosi a queste associazioni.